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Intervista a Monica Armani

Firenze, 23/03/2023

In occasione dello scorso Edentalk, abbiamo avuto il piacere di intervistare la nostra ospite Monica Armani, designer e architetto di fama internazionale, vincitrice del premio EDIDA 2022.

Lei con suo marito Luca Dallabetta fa parte di cerchio speciale di coppie d’oro del design italiano. Immagino che dietro il suo motto Head, hands and heart si nasconde la storia di vostra armonia e intesa?
Si, la nostra storia è un intreccio assai complesso ma fortunato. Ormai da 30 anni siamo una coppia nella vita e nella professione e quello che penso è che siamo stati capaci continuamente di evolvere valorizzandoci a vicenda.
Il nostro lavoro è la sintesi di “magia e logica” unite. Quello che è molto interessante che all’inizio io ero la magia e Luca la logica, ma oggi questo confine non esiste più, abbiamo imparato uno dall’altro e questa è stata la vera svolta.
Sicuramente avevamo un motore comune che è la curiosità unita all’instancabile ricerca dell’equilibrio per tutti i nostri progetti e abbiamo chiamato questa ricetta “Design in Molecules”.

Osservando attentamente le sue collezioni per le aziende diverse si nota grande rispetto per la personalità del committente, ma anche la sua forte identità. Ci parli un po’ del suo rapporto con le aziende per cui disegna?
Dopo tanti anni di esperienza rimaniamo ancora sorpresi come la ricetta, ad esempio per disegnare una sedia, sia così diversa da Azienda ad Azienda per cui lavoriamo.
Questo ci ha fatto capire che prima di iniziare ogni progetto dovevamo fare un’analisi molto dettagliata delle peculiarità e dell’identità dell’Azienda con cui stiamo collaborando.
Per creare tutte le nostre collezioni di successo questo è stato determinante, il design per essere powerful, deve valorizzare il Brand, la sua storia e non ultime le risorse umane del team coinvolte nel progetto.
Quindi in ogni collaborazione siamo sia creativi che registi, dobbiamo difendere il nostro design ma al contempo saper valorizzare tutto quello che l’azienda può fare ma anche non fare.
Se non siamo rispettosi di questo processo le probabilità di insuccesso sono molto alte.

Quando si parla di mobili di design, di solito il focus è sulle forme, sui materiali, sulla bellezza e sulla ricerca delle innovazioni. Quello di cui si parla di meno è l’aspetto commerciale di un prodotto. Come riesce a colpire il pubblico? Come intuisce quale prodotto sarà un best-seller?
Questi aspetti sono sicuramente determinanti e per noi fanno parte dell’analisi che abbiamo descritto sopra.
Capire cosa ogni Azienda sarà capace di vendere in quel preciso momento è fondamentale.
Noi pensiamo di avere questa capacità grazie alla nostra esperienza, al nostro debutto, di auto-edizione per il nostro Progetto1, un grande sistema di tavoli modulari che agli inizi degli anni 2000 è stato un successo internazionale frutto appunto di un preciso posizionamento nel mercato.
Un buon design senza un progetto di marketing non può funzionare, salvo delle sporadiche eccezioni.

Un altro argomento che spesso viene dimenticato o sottovalutato è il ruolo degli show room grazie a cui i clienti hanno la possibilità di conoscere le nuove tendenze e dove fanno la interazione con i prodotti di design. Come è per lei lo show room per il terzo millennio?
Come ho raccontato le Aziende hanno tutte una propria anima e quindi raccontano tante storie.
Il mondo del furniture design è una sorta di linguaggio con tante peculiarità e diversità e in questo sta molto del suo fascino, il ruolo degli show-room è fondamentale per creare un’interfaccia che sappia guidare progettisti e clienti in questa grande babele creativa, garantendo al contempo il miglior servizio perché tutti i valori intrinsechi ad ogni prodotto siano garantiti al cliente, dalla migliore configurazione alla consegna e al montaggio.

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